Proudhon – la distinzione tra banchiere e usuraio è nominale – DIEGO FUSARO


“La distinzione tra banchiere e usuraio è puramente nominale”, così ha detto Proudhon con una frase davvero caustica che ci permette io credo di svolgere alcune considerazioni anche sul nostro presente, che è un presente in cui effettivamente questa distinzione tra banchiere e usuraio sembra sempre più labile e più sfuggente, a tal punto che sorge quasi spontaneo se il banchiere oggi non sia in quanto tale anche un usuraio.

In effetti possiamo ben dire che oggi, seguendo Proudhon, il banchiere sempre più utilizza metodi propri dell’usura, in particolare imprigiona chi gli domanda un credito in una sorta di debito/schiavitù che non potrà mai estinguere e in questo modo ti porta via tutto.

E’ storia di questi giorni, peraltro, al di là di quanto sosteneva Proudhon, la vicenda tragica di intere famiglie che hanno perso tutto esattamente in forza di un debito degno delle usure prospettato dalle banche.

Effettivamente il potere bancario oggi, che già Marx nel Capitale chiamava nei termini eloquenti di una vera e propria usurocrazia, sta effettivamente dominando su tutto il giro d’orizzonte e ponendo in essere un vero e proprio potere bancario che utilizza il debito come strumento per imporre la schiavitù.

Nel tempo del capitalismo pienamente realizzato e già duramente criticato da Proudhon nella sua fase nascente, ebbene la schiavitù ha cambiato forma senza venire meno.

La schiavitù ha assunto una diversa strutturazione che la rende più morbida apparentemente ma non meno dura sul piano sostanziale.

E questa nuova schiavitù è una schiavitù evidentemente economica che non necessità più delle tradizionali forme politiche, si pensi alla tratta dei neri o alla schiavitù antica, ma che funziona non di meno in ragione della stessa strutturazione immanente ai rapporti di forza interni al paesaggio capitalistico.

In particolare il rapporto usurocratico proprio del sistema bancario, qui criticato da Proudhon, ci permette bene di capire in che senso e su che basi la violenza all’interno dell’odierno fanatismo economico sia essa stessa una violenza predisposta sul piano economico.

Una violenza che per perpetrarsi utilizza l’economia, utilizza i nessi di forza interni al paradigma economico, ecco allora che il debito, la parola chiave che sembra conferire senso esclusivo all’orizzonte presente, diventa di fatto il metodo per imporre la nuova forma di schiavitù, quella schiavitù sempre più radicalmente attuata dalle banche.

Le banche effettivamente oggi, lungi dall’essere strumenti neutri che aiutano magari i territori a prosperare, le piccole attività a crescere, come poteva essere una volta, sempre più diventano delle agenzie usurocratiche, mediante le quali il potere capitalistico nella sua forma finanziaria compie vere e proprie rapine ai danni delle classi medie lavoratrici; ragione per cui il detto di Proudhon che apparentemente suona paradossale e parossistico, esagerato, in realtà coglie, fotografa, in maniera piuttosto puntuale, adeguata, una realtà che solo oggi nel tempo del capitalismo assoluto, come lo chiamava Luciano Gallino il finanzcapitalismo, pare essersi pienamente dispiegato.

Ecco allora che partire da quella riflessione di Proudhon, può giovare a una comprensione dell’odierno scenario usurocratico in cui la violenza si ridispone in forma meramente economica.

fonti:

https://www.youtube.com/watch?v=uitbwNS65IA

Lascia un commento